I caratteri maggiormente utilizzati oggi nella composizione tipografica sono frutto di secoli di ricerca, empirica ma anche sperimentale, e hanno raggiunto senza dubbio un elevato livello di qualità grafica e percettiva. Essi vengono comunemente classificati in due grandi famiglie: serif e sans-serif (con grazie e senza grazie in italiano).
I caratteri serif sono caratterizzati da dei trattini (grazie, o serif, appunto) più o meno elaborati in chiusura delle aste, mentre i sans-serif, o bastoni, sono privi di fregi. La scelta tra l’uso di un font appartenente ad una o all’altra famiglia di caratteri non è semplice.
Generalmente si ritiene che caratteri sans-serif siano più leggibili singolarmente o in frasi di poche parole, mentre i serif siano più leggibili per testi lunghi. Le grazie, infatti, aiutano a determinare la forma della lettera e facilitano la lettura di testi lunghi.
Ma non per tutti è così. Alcune persone con deficit visivo riescono a leggere più facilmente un testo senza grazie. Persone con vista normale non trovano invece differenze significative tra serif e sans-serif, anche se la maggior parte delle persone preferisce per testi lunghi caratteri graziati.
Le scelta del carattere dipende sia da fattori fisiologici (l’acuità visiva del lettore e la capacità dell’occhio a coglierli) sia da fattori culturali e ambientali (l’abitudine a questo o quel segno, il gusto, le abitudini sociali). Assai rilevante è anche il contesto (tipo di documento, modalità di lettura) e il supporto su cui verrà scritto. Per cartelli di segnaletica ambientale, testi da leggere sul monitor, scritte da apporre con serigrafia su oggetti o apparecchi di vario tipo, è preferibile usare caratteri senza grazie che risultano più leggibili quando la grandezza del carattere è piccola rispetto all’acuità visiva del lettore e sono inoltre più facilmente riproducibili. Per quanto riguarda la lettura su monitor, infatti, alcune caratteristiche tecniche, come la minor risoluzione rispetto alla carta, influenzano notevolmente la facilità con cui le lettere che compongono le parole sono identificate. Probabilmente questo è dovuto al fatto che la bassa risoluzione non permette ai caratteri di rimpicciolirsi senza perdere di nitidezza poiché i pixel non sono sufficienti a definire in modo chiaro i dettagli delle lettere, specialmente delle grazie, che appaiono così sfuocate. Inoltre l’emissione luminosa dello schermo rende la lettura più affaticante rispetto a quella su carta. È proprio per ovviare alla maggior difficoltà di lettura su video che sono stati sviluppati set di caratteri tipografici più adatti all’utilizzo su web, come Verdana e Tahoma, entrambi senza grazie.
Oltre a questa prima distinzione sono state identificate una serie di caratteristiche della forma delle lettere che possono rendere un testo più o meno leggibile. La forma e la proporzione del cosiddetto occhio, ossia la parte interna, vuota, dei caratteri a forma chiusa, è ad esempio una caratteristica importante per la leggibilità. Un carattere tondo è più leggibile di un corsivo ed un carattere con un occhio normale è più leggibile di uno stretto o strettissimo. Nel web in particolar modo il corsivo si legge male, poichè enfatizza la seghettatura delle lettere che, come si è già detto, sul monitor sono meno definite poichè formate da un insieme di pixel.
Molte persone con problemi visivi possono facilmente confondere tra loro lettere chiuse e semichiuse, come e, c ed o oppure numeri come 3, 5, 6, 8 e 9 se i tratti iniziali e terminali tendono ad arricciarsi e quindi a confondere e chiudere le forme. È fondamentale che ogni singola lettera presenti delle differenziazioni ben evidenti che la distinguano da altre lettere simili.
In genere si considera ben leggibile uno scritto che si può decifrare anche coprendo la metà inferiore del corpo delle minuscole. L’occhio del lettore esperto, infatti, non si posa su ogni singola lettera, e nemmeno su ogni singola parola, ma abbraccia contemporaneamente gruppi di parole e per fare ciò si è abituato a decifrare velocemente solo la parte superiore delle lettere. Per questo motivo ogni allontanamento dalla forma tradizionale del carattere cambia anche la forma delle parole e diminuisce la velocità e la correttezza della lettura.
I problemi maggiori nascono quando la ricerca di soluzioni originali e innovative porta all’eccesso questi aspetti e vengono utilizzati caratteri di tipo calligrafico o dalla forma bizzarra e inusuale, o si riducono il contrasto e la nitidezza del testo con ombre, sfumature, rilievi o altro. Naturalmente il problema è più grave se queste soluzioni grafiche vengono impiegate in testi di tipo informativo e non solo in brevi elementi identificativi quali etichette, marchi, titoli ecc.
La leggibilità varia molto anche in funzione delle dimensioni del tratto del carattere. Le lettere con un tratto spesso possono essere più leggibili di altre con un tratto più sottile. Questo varia in proporzione alle dimensioni e al tipo di carattere usato poiché con dimensioni del carattere ridotte ed un tratto troppo grosso l’occhio del carattere potrebbe rimpicciolirsi al punto tale da risultare impercettibile e rendere problematica la lettura. Un carattere dal tratto molto sottile, invece, potrebbe confondersi e perdersi nello sfondo, diventando invisibile.